Rollei Retro 80s: Over the Top!

Parlando di fotografia in bianco e nero si pensa innanzitutto alla fotocamera impiegata, al tipo di obiettivo.
Raramente si fa riferimento a diversi accorgimenti di ripresa, paraluce, filtri, treppiedi, scatto a distanza, alzo intenzionale dello specchio, esposizione in luce incidente, bracketing, che se messi in atto possono raddoppiare la qualità di un fotogramma, proporzionalmente alla qualità dell’obiettivo impiegato.
Una fotografia di qualità elevata non significa che sia anche una buona fotografia, ma se si è alla ricerca della qualità, tutti questi accorgimenti vanno messi in pratica, senza contare la scelta della pellicola, in questo caso la Rollei Retro 80s, una pellicola poco conosciuta ma dalle qualità incredibili.
L’ho testata per voi e i risultati… parlano da soli
Sul mio sito e sul mio canale Youtube troverete l’articolo con alcuni dettagli molto interessanti e le fotografie ottenute in altissima risoluzione.
Raramente si fa riferimento a diversi accorgimenti di ripresa, paraluce, filtri, treppiedi, scatto a distanza, alzo intenzionale dello specchio, esposizione in luce incidente, bracketing, che se messi in atto possono raddoppiare la qualità di un fotogramma, proporzionalmente alla qualità dell’obiettivo impiegato.
Una fotografia di qualità elevata non significa che sia anche una buona fotografia, ma se si è alla ricerca della qualità, tutti questi accorgimenti vanno messi in pratica, senza contare la scelta della pellicola, in questo caso la Rollei Retro 80s, una pellicola poco conosciuta ma dalle qualità incredibili.
L’ho testata per voi e i risultati… parlano da soli
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Piccolo o medio formato
La Rollei Retro 80s è disponibile sia in formato 135 che 120, non in pellicola piana 4x5”
Comunque, Il medio formato, pensando al 6x6cm, ha un’area utile superiore del 350% al formato 24x36mm; anche se l’immagine quadrata viene “croppata” in stampa in un formato rettangolare, l’area utile è sempre molto superiore al formato 24x36mm; questo significa che, a parità di ingrandimento si arriva a dimezzare la grana e a raddoppiare la gamma tonale.
La Rollei Retro 80s è disponibile sia in formato 135 che 120, non in pellicola piana 4x5”
Comunque, Il medio formato, pensando al 6x6cm, ha un’area utile superiore del 350% al formato 24x36mm; anche se l’immagine quadrata viene “croppata” in stampa in un formato rettangolare, l’area utile è sempre molto superiore al formato 24x36mm; questo significa che, a parità di ingrandimento si arriva a dimezzare la grana e a raddoppiare la gamma tonale.

La storia
La Rollei Retro 80s, come la Superpan 200, la Retro 400s e la Rollei Infrared prendono spunto da una serie di pellicole di Agfa, denominate Aviphot, che prima dell’avvento di Rollei non erano disponibili né in piccolo né in medio formato perché erano state concepite per la fotografia aerea.
La pellicola era disponibile in bobina da 240mm x 76 o 152 metri….
Aviphot Pan 80
Una pellicola negativa pancromatica per la fotografia aerea.
Aviphot Pan 80 PE0 è una pellicola negativa aerea pancromatica ad alta risoluzione, stesa su a
base in poliestere trasparente (PET ) che garantisce un'eccellente stabilità dimensionale.
Spessore della base in poliestere PE1: 0,10 mm / 0,004”.
Aviphot Pan 80 PE0 con una base di poliestere di 0,06 mm/0,0025” è un film con la stessa emulsione strato posteriore come la versione PE1. Questo materiale di base più sottile consente una maggiore lunghezza su bobine.
Caratteristiche
• Aviphot Pan 80 ha uno strato protettivo ad alta efficienza sopra la sua emulsione per evitare graffi
e pre- o desensibilizzazione mediante pressione.
• Il substrato di base e lo strato posteriore mantengono le loro proprietà antistatiche, anche dopo la lavorazione.
La sensibilità spettrale di Aviphot Pan 80 è ampliata fino ai 750nm ovvero alla fotografia all’infrarosso.
Di conseguenza, la pellicola offre un'eccellente penetrazione attraverso foschia, nebbia e altro
condizioni atmosferiche che potrebbero influenzare la qualità dell'immagine. A causa della ridotta dispersione da parte dell’atmosfera, le immagini sono nitide e ben delineate.
• La sua sensibilità spettrale fino a 750 nm rende Aviphot Pan 80 uno strumento eccezionale per la differenziazione delle specie vegetali negli studi agrari ed ecologici.
• La velocità fotografica abbinata alle moderne ottiche ed ai sistemi di compensazione del movimento di telecamere aeree consente voli da bassa ad alta quota.
• Il contrasto dell'immagine può essere controllato dai parametri di elaborazione. Aviphot Pan 80 può essere sviluppata come pellicola a basso contrasto per la fotografia su larga scala e come pellicola ad alto contrasto per quella alta per applicazioni civili o militari in altitudine.
TOC (contrasto oggetto target) 1000:1 = 287 l/mm ( coppie di linee )
Tutto questo, nella pratica, significa che la pellicola derivata dalla Aviphot 80, quindi la Rollei retro 80s, ha una sensibilità spettrale, per quanto riguarda l’infrarosso, addirittura superiore alla Rollei Infrared
La Rollei Retro 80s, come la Superpan 200, la Retro 400s e la Rollei Infrared prendono spunto da una serie di pellicole di Agfa, denominate Aviphot, che prima dell’avvento di Rollei non erano disponibili né in piccolo né in medio formato perché erano state concepite per la fotografia aerea.
La pellicola era disponibile in bobina da 240mm x 76 o 152 metri….
Aviphot Pan 80
Una pellicola negativa pancromatica per la fotografia aerea.
Aviphot Pan 80 PE0 è una pellicola negativa aerea pancromatica ad alta risoluzione, stesa su a
base in poliestere trasparente (PET ) che garantisce un'eccellente stabilità dimensionale.
Spessore della base in poliestere PE1: 0,10 mm / 0,004”.
Aviphot Pan 80 PE0 con una base di poliestere di 0,06 mm/0,0025” è un film con la stessa emulsione strato posteriore come la versione PE1. Questo materiale di base più sottile consente una maggiore lunghezza su bobine.
Caratteristiche
• Aviphot Pan 80 ha uno strato protettivo ad alta efficienza sopra la sua emulsione per evitare graffi
e pre- o desensibilizzazione mediante pressione.
• Il substrato di base e lo strato posteriore mantengono le loro proprietà antistatiche, anche dopo la lavorazione.
La sensibilità spettrale di Aviphot Pan 80 è ampliata fino ai 750nm ovvero alla fotografia all’infrarosso.
Di conseguenza, la pellicola offre un'eccellente penetrazione attraverso foschia, nebbia e altro
condizioni atmosferiche che potrebbero influenzare la qualità dell'immagine. A causa della ridotta dispersione da parte dell’atmosfera, le immagini sono nitide e ben delineate.
• La sua sensibilità spettrale fino a 750 nm rende Aviphot Pan 80 uno strumento eccezionale per la differenziazione delle specie vegetali negli studi agrari ed ecologici.
• La velocità fotografica abbinata alle moderne ottiche ed ai sistemi di compensazione del movimento di telecamere aeree consente voli da bassa ad alta quota.
• Il contrasto dell'immagine può essere controllato dai parametri di elaborazione. Aviphot Pan 80 può essere sviluppata come pellicola a basso contrasto per la fotografia su larga scala e come pellicola ad alto contrasto per quella alta per applicazioni civili o militari in altitudine.
TOC (contrasto oggetto target) 1000:1 = 287 l/mm ( coppie di linee )
Tutto questo, nella pratica, significa che la pellicola derivata dalla Aviphot 80, quindi la Rollei retro 80s, ha una sensibilità spettrale, per quanto riguarda l’infrarosso, addirittura superiore alla Rollei Infrared

La Rollei Retro 80s
L’acclarato Digitaltruth la presenta così:
La Rollei RETRO 80s, un nuovo film unico con grana estremamente fine. Derivata dalla AGFA Aviphot Pan 80 aerea
Questa pellicola è stesa su una base di poliestere trasparente da 100 µm.
La sua sensibilità spettrale è estesa al vicino infrarosso. Questa caratteristica
esalta le sue capacità nella fotografia di ritratto, o nella fotografia di nudo. Infatti, questo
la sensibilità estesa al rosso rende i piccoli difetti della pelle meno visibili.
Personalmente, della Rollei retro 80s io sfrutto da una lato le proprietà del poliestere, alta stabilità dimensionale, nessun effetto curling, elevatissima trasparenza, asciugatura in un tempo dimezzato rispetto a una pellicola su base triacetato, grana finissima e sensibilità spettrale fino ai 750nm, ovvero alla radiazione dell’infrarosso.
Maco, il produttore della Rollei Retro 80s la presenta così:
• Sensibilizzato superpancromatico
• ISO 80/20° con range del rosso esteso fino a 750nm
• Potere risolutivo contrasto 1000 : 1 = 180 lp/mm ( non siamo quindi agli stessi livelli della Aviphot 80, 287 i/mm ma rimane un potere risolutivo eccezionale; la differenza di potere risolutivo dipende dal tipo di sviluppo impiegato; Agfa, per la Aviphot 80, per arrivare a quella risoluzione ha sviluppato con Gevatone 66, in G 74 c developer at 30 °C for 42 s.
• Grana fine - granularità RMS (× 1000) = 14
• Spessore dello strato di 10 mμ
• Buona adattabilità al filtro grazie ad un aumento armonico del tono
valori nel rispettivo spettro di colori
• Ottima riproduzione dei toni e massima oscurità (D-Max)
• Planarità ottimale
• Ideale per l'uso come pellicola per diapositive in bianco e nero, grazie alla trasparenza cristallina
Materiale base PET
• A causa della minore sensibilità al blu dell'emulsione, flash diretto
le esposizioni sono meno sensibili (questa specifica si basa sul
utilizzo di un flash diretto con una temperatura di colore di ca. 6500
K)
L’acclarato Digitaltruth la presenta così:
La Rollei RETRO 80s, un nuovo film unico con grana estremamente fine. Derivata dalla AGFA Aviphot Pan 80 aerea
Questa pellicola è stesa su una base di poliestere trasparente da 100 µm.
La sua sensibilità spettrale è estesa al vicino infrarosso. Questa caratteristica
esalta le sue capacità nella fotografia di ritratto, o nella fotografia di nudo. Infatti, questo
la sensibilità estesa al rosso rende i piccoli difetti della pelle meno visibili.
Personalmente, della Rollei retro 80s io sfrutto da una lato le proprietà del poliestere, alta stabilità dimensionale, nessun effetto curling, elevatissima trasparenza, asciugatura in un tempo dimezzato rispetto a una pellicola su base triacetato, grana finissima e sensibilità spettrale fino ai 750nm, ovvero alla radiazione dell’infrarosso.
Maco, il produttore della Rollei Retro 80s la presenta così:
• Sensibilizzato superpancromatico
• ISO 80/20° con range del rosso esteso fino a 750nm
• Potere risolutivo contrasto 1000 : 1 = 180 lp/mm ( non siamo quindi agli stessi livelli della Aviphot 80, 287 i/mm ma rimane un potere risolutivo eccezionale; la differenza di potere risolutivo dipende dal tipo di sviluppo impiegato; Agfa, per la Aviphot 80, per arrivare a quella risoluzione ha sviluppato con Gevatone 66, in G 74 c developer at 30 °C for 42 s.
• Grana fine - granularità RMS (× 1000) = 14
• Spessore dello strato di 10 mμ
• Buona adattabilità al filtro grazie ad un aumento armonico del tono
valori nel rispettivo spettro di colori
• Ottima riproduzione dei toni e massima oscurità (D-Max)
• Planarità ottimale
• Ideale per l'uso come pellicola per diapositive in bianco e nero, grazie alla trasparenza cristallina
Materiale base PET
• A causa della minore sensibilità al blu dell'emulsione, flash diretto
le esposizioni sono meno sensibili (questa specifica si basa sul
utilizzo di un flash diretto con una temperatura di colore di ca. 6500
K)

Le fotocamere impiegate: Nikon F- 601
La Nikon F-601 AF
Per questo articolo ho utilizzato una Nikon F-601 AF, una fotocamera prodotta dal 1991 al 1993, sia in versione autofocus che manual focus. Sono fotocamere che negli anni 90 superavano il milione di lire ma che oggi si trovano sul mercato dell’usato tra i 50 e 100 Euro. Questo a causa dell’e innovazione tecnologiche di allora, l’introduzione dell’elettronica ( oggi di difficile sistemazione ), la mancanza di un tempo di scatto manuale e l’introduzione della “plastica” che oggi fa storcere il naso a molti. Ma il prezzo irrisorio, simile al prezzo di una riparazione, fa sì che, se la macchina non fosse più riparabile, con la stessa cifra di una riparazione se ne può acquistare un’altra.
Dispone di esposimetro incorporato selezionabile su lettura Matrix, media ponderata al centro e spot. Dispone del lettore del codice DX della sensibilità della pellicola che può comunque essere impostata anche manualmente. Può lavorare in modalità completamente manuale, in priorità di diaframmi, in priorità di tempi e in Program. L’otturatore lavora da 1/2000 fino a 30 secondi e a seguire la posa B. Il pulsante di scatto dispone di attacco filettato per poter remotare lo scatto e mantenere l’otturatore aperto durante la posa B. Può montate sia le ottiche Nikon AF che le ottiche Ai e Ais Manual Focus. Dispone di un display sulla calotta per controllare tutte le impostazioni e all’interno del mirino di un secondo display verde retroilluminato, nuovamente per controllare le principali funzioni, Lavora sia in AF che in manual focus, qui assistita da un telemetro elettronico visibile nel mirino. Incorpora un piccolo flash TTL e ha la slitta flash TTL Nikon, Permette la staratura intenzionale dell’esposizione sia dell’otturatore che del flash, il bracketing di scatto in sotto e sovraesposizione, il blocco sia dell’esposizione che del punto di messa a fuoco AF. Il caricamento è automatizzato, così come il trascinamento e il riavvolgimento.
E’ alimentata da una batteria da 6 V ancora perfettamente reperibile in commercio, denominata DL223A o CR-P2, in grado di gestire bel 75 rulli da 36 pose – con flash disinserito. Non dispone di nessun tempo di scatto meccanico, senza batteria non è in grado di funzionare anche perché come già detto, anche il trascinamento è elettrico. Dispone anche di autoscatto elettronico. Quindi una fotocamera più che completa ma, esattamente come la maggior parte delle fotocamere AF degli anni 90, di qualsiasi marca, si trova sul mercato dell’usato a un prezzo irrisorio.
Ho utilizzato due obiettivi, un Nikon 28mm f/2.8 AF e un Micro Nikkor 60mm f/2.8 AF. Entrambi questi obiettivi, disponendo ancora della ghiera dei diaframmi meccanica, possono essere utilizzati in Manual Focus anche sulle fotocamere Nikon a messa a fuoco manuale degli anni 70, come la Fm, la FE, la FE2 la FM2, la F3, e chi più ne ha più ne metta.
La Nikon F-601 AF
Per questo articolo ho utilizzato una Nikon F-601 AF, una fotocamera prodotta dal 1991 al 1993, sia in versione autofocus che manual focus. Sono fotocamere che negli anni 90 superavano il milione di lire ma che oggi si trovano sul mercato dell’usato tra i 50 e 100 Euro. Questo a causa dell’e innovazione tecnologiche di allora, l’introduzione dell’elettronica ( oggi di difficile sistemazione ), la mancanza di un tempo di scatto manuale e l’introduzione della “plastica” che oggi fa storcere il naso a molti. Ma il prezzo irrisorio, simile al prezzo di una riparazione, fa sì che, se la macchina non fosse più riparabile, con la stessa cifra di una riparazione se ne può acquistare un’altra.
Dispone di esposimetro incorporato selezionabile su lettura Matrix, media ponderata al centro e spot. Dispone del lettore del codice DX della sensibilità della pellicola che può comunque essere impostata anche manualmente. Può lavorare in modalità completamente manuale, in priorità di diaframmi, in priorità di tempi e in Program. L’otturatore lavora da 1/2000 fino a 30 secondi e a seguire la posa B. Il pulsante di scatto dispone di attacco filettato per poter remotare lo scatto e mantenere l’otturatore aperto durante la posa B. Può montate sia le ottiche Nikon AF che le ottiche Ai e Ais Manual Focus. Dispone di un display sulla calotta per controllare tutte le impostazioni e all’interno del mirino di un secondo display verde retroilluminato, nuovamente per controllare le principali funzioni, Lavora sia in AF che in manual focus, qui assistita da un telemetro elettronico visibile nel mirino. Incorpora un piccolo flash TTL e ha la slitta flash TTL Nikon, Permette la staratura intenzionale dell’esposizione sia dell’otturatore che del flash, il bracketing di scatto in sotto e sovraesposizione, il blocco sia dell’esposizione che del punto di messa a fuoco AF. Il caricamento è automatizzato, così come il trascinamento e il riavvolgimento.
E’ alimentata da una batteria da 6 V ancora perfettamente reperibile in commercio, denominata DL223A o CR-P2, in grado di gestire bel 75 rulli da 36 pose – con flash disinserito. Non dispone di nessun tempo di scatto meccanico, senza batteria non è in grado di funzionare anche perché come già detto, anche il trascinamento è elettrico. Dispone anche di autoscatto elettronico. Quindi una fotocamera più che completa ma, esattamente come la maggior parte delle fotocamere AF degli anni 90, di qualsiasi marca, si trova sul mercato dell’usato a un prezzo irrisorio.
Ho utilizzato due obiettivi, un Nikon 28mm f/2.8 AF e un Micro Nikkor 60mm f/2.8 AF. Entrambi questi obiettivi, disponendo ancora della ghiera dei diaframmi meccanica, possono essere utilizzati in Manual Focus anche sulle fotocamere Nikon a messa a fuoco manuale degli anni 70, come la Fm, la FE, la FE2 la FM2, la F3, e chi più ne ha più ne metta.

La seconda fotocamera impiegata: la Canon AE1
La Canon AE-1 è una fotocamera reflex (SLR) a pellicola da 35 mm per l'uso con obiettivi intercambiabili. È stata prodotta da Canon Camera KK (oggi Canon Incorporated ) in Giappone dall'aprile 1976 al 1984. Utilizza un otturatore elettromagnetico a controllo elettronico sul piano focale orizzontale , con una gamma di velocità da 2 secondi a 1/1000 di secondo più posa B e sincronizzazione X del flash di 1/60 di secondo. Il corpo macchina è alto 87 mm, largo 141 mm e profondo 48 mm; pesa 590 g. La maggior parte delle fotocamere hanno la livrea silver, con impugnatura nera e finiture cromate, ma alcune sono nere con finiture e finiture in argento.
Il suo nome si riferisce al fatto che si tratta di una fotocamera elettronica che utilizza l'apertura per l'esposizione automatica (priorità di tempo di posa, l’esatto antipodo di Nikon che ha sempre privilegiato la priorità di diaframmi). A volte si afferma che l'AE-1 sia stata la prima reflex dotata di microprocessore , ma questo non è corretto. Il concorrente di Canon, Nikon, introdusse nel 1972 la Nikkormat EL, la prima fotocamera al mondo con un circuito integrato. Tuttavia, Canon fu in grado di integrare più funzioni nel microprocessore e quindi di rendere la fotocamera più piccola. Sia l'esposizione automatica controllata dal microprocessore che le dimensioni ridotte contribuirono al successo della fotocamera: supportata da un'importante campagna pubblicitaria, l'AE-1 vendette oltre 5,7 milioni di unità, il che la rese un successo senza precedenti nel mercato delle reflex.
Caratteristiche
L'AE-1 ha un attacco per obiettivo Canon FD a baionetta e accetta qualsiasi obiettivo FD o New FD (FDn). Non è compatibile con l'attacco per obiettivo Canon EF successivo di Canon , quindi gli obiettivi autofocus, sebbene siano disponibili adattatori realizzati da produttori indipendenti. La fotocamera accetta anche i precedenti obiettivi Canon con attacco FL tramite l'uso della misurazione stop-down . Gli obiettivi FD originali, introdotti nel 1971, non ruotano durante il processo di montaggio; invece, un anello di bloccaggio alla base viene ruotato per fissare l'obiettivo. Questo è stato spesso criticato come più lento degli attacchi a baionetta delle fotocamere concorrenti.  La controargomentazione, tuttavia, era che poiché le superfici di accoppiamento obiettivo/corpo non ruotavano, non c'era usura che potesse influire sulla distanza critica tra obiettivo e piano della pellicola. Nel 1979, Canon introdusse la nuova serie di obiettivi FD che ruotano l'intero barilotto esterno dell'obiettivo per bloccarlo. Il barilotto interno dell'obiettivo rimane fermo e quindi le leve e i perni di segnale non ruotano ancora. Verso la fine degli anni '70, erano disponibili oltre 50 obiettivi Canon FD. Si andava dal fisheye FD 15 mm f/2.8 SSC al FD 800 mm f/5.6 SSC, oltre ad obiettivi speciali come un fisheye circolare da 7,5 mm e un obiettivo basculante e decentrabile da 35 mm.
Gli accessori per la AE-1 includono il Canon Winder A (avanzamento motorizzato della pellicola a fotogramma singolo fino a 2 fotogrammi al secondo), il Canon Databack A (numerazione sequenziale o stampa della data sulla pellicola) e i flash elettronici Canon Speedlite 155A (numero guida 56/17 (piedi/metri) a 100 ASA) e Canon Speedlite 177A (numero guida 83/25 (piedi/metri) a 100 ASA). Anche il successivo Power Winder A2 è compatibile, ma il Motor Drive MA no.
La AE-1 è una reflex Manual Focus alimentata a batteria e controllata da microprocessore . Supporta il controllo manuale dell'esposizione o l'esposizione automatica a priorità di tempi . Il sistema di controllo dell'esposizione è costituito da un ago che punta lungo una scala f-stop verticale sul lato destro del mirino per indicare le letture dell'esposimetro integrato ( a ponderazione centrale con fotocellula al silicio). Il mirino utilizzato dalla AE-1 è il telemetro a immagine sdoppiata standard Canon con ausili per la messa a fuoco come il sisema a microprismi, insieme a telemetro a immagine spezzata. La fotocamera non funziona senza batteria (4 LR44 o 4SR44), inclusi otturatore ed esposimetro.
Storia del design
La AE-1 fu la prima di quella che sarebbe poi diventata una revisione completa della linea di reflex Canon. Gli anni '70 e '80 furono un'epoca di intensa competizione tra i principali marchi giapponesi di reflex: Canon , Nikon , Minolta , Pentax e Olympus . Tra il 1975 e il 1985, si verificò un drastico abbandono dei pesanti corpi macchina meccanici manuali interamente in metallo, a favore di corpi macchina molto più compatti con automazione elettronica a circuito integrato (IC). Inoltre, grazie ai rapidi progressi nell'elettronica, i marchi si superarono a vicenda con modelli via via più automatizzati.
Sebbene Canon producesse fotocamere 35 mm di qualità da decenni, dalla fine degli anni '50 era stata messa in ombra dalla rivale Nippon Kokagu KK e dalle sue fotocamere Nikon. Sebbene Canon dominasse facilmente il mercato amatoriale delle fotocamere compatte a obiettivo fisso (dove Nikon non era competitiva), le reflex Canon non offrivano le caratteristiche professionali delle reflex Nikon di fascia alta. Nikon, con la sua solida reputazione per la qualità dei materiali e della lavorazione, deteneva una posizione di assoluto rilievo nel prestigioso mercato delle reflex professionali, che i concorrenti non riuscivano a scalfire.
La AE-1 fu l'avanguardia delle reflex Canon serie A di livello amatoriale e guidò l’introduzione di Canon nel nascente mercato delle reflex a controllo elettronico. Gli altri modelli della serie A furono la AT-1 (lanciata nel 1977), la A-1 (1978), la AV-1 (1979), la AE-1 Program (1981) e la AL-1 (1982). Tutte utilizzavano lo stesso telaio compatto in lega di alluminio, ma con diversi livelli di funzionalità e un pannello superiore esterno in plastica. Condividendo la maggior parte dei componenti principali, tra cui un economico otturatore a tendina orizzontale, il display con le informazioni del mirino e il controllo del flash automatico, Canon ridusse ulteriormente i costi e poté abbassare il prezzo delle reflex più costose allora disponibili sul mercato.
In linea con la sua filosofia di riduzione dei costi, Canon ha progettato l'AE-1 utilizzando una quantità significativa di plastica strutturale per una fotocamera più leggera ed economica, a scapito di una minore resistenza agli urti. Canon si è impegnata molto per mascherare l'uso della plastica: l' acrilonitrile-butadiene-stirene (ABS) stampato a iniezione per il pannello superiore, rifinito con cromo satinato o smaltato nero per conferire l'aspetto e la sensazione del metallo. La piastra inferiore era realizzata in ottone e poi rifinita con cromo satinato o smaltato nero. L'ampio utilizzo dell'elettronica ha inoltre consentito una costruzione interna modulare più semplice, al posto dei collegamenti meccanici. Cinque moduli interni principali e 25 secondari hanno ridotto il numero di componenti individuali di oltre 300. La costruzione modulare, a sua volta, ha consentito l'automazione delle linee di produzione al fine di ridurre i costi. Sfortunatamente, le preoccupazioni relative ai costi hanno portato anche all'utilizzo della plastica in alcuni dei meccanismi di movimento e operativi.
La AE-1 non è mai stata progettata per essere una fotocamera professionale; tuttavia, è stata progettata per offrire controlli relativamente semplici e un diaframma automatico per i principianti, con vari controlli manuali e accessori di sistema per attrarre i fotografi più esperti. La AE-1 è stata la prima reflex acquistata da milioni di fotografi amatoriali, attratti dalle sue caratteristiche e dal prezzo contenuto.
Per molti versi, la AE-1 rappresentò la confluenza di due filoni di sviluppo fotografico Canon. La prima generazione di reflex 35 mm a controllo elettronico Canon EF (1973) si fuse con la generazione finale di telemetro Canonet G-III QL17 (1972). Dopo decenni di rincorsa alla supremazia ottica giapponese di Nikon, Canon finalmente trovò la formula del successo: alta tecnologia per la facilità d'uso, componenti interni ed elettronica più economici per un prezzo inferiore e una pubblicità massiccia per veicolare il messaggio. Nonostante le proteste dei fotografi tradizionalisti che lamentavano un "eccesso" di automazione che rovinava l'arte della fotografia, l'automazione si rivelò l'unica via per attrarre la maggior parte dei fotografi amatoriali.
L'AE-1 aveva un solo ago puntatore per indicare il diaframma consigliato dall'esposimetro, e non aveva né un ago idi riferimento per indicare il diaframma effettivamente impostato sull'obiettivo, né indicatori “ + e - “ per sovraesposizione e sottoesposizione. Il sistema a priorità di tempi dell'AE-1 era più adatto all'azione sportiva che al controllo della profondità di campo, tuttavia la velocità massima di 1/1000 di secondo del suo otturatore a scorrimento orizzontale ne limitava l'utilizzo per tali attività. Il design dello sportello della batteria era soggetto a frequenti rotture e, nel tempo, i proprietari hanno segnalato casi di problemi con l'otturatore e meccanici, tra cui l'usura del collegamento dello specchio (il "fischio Canon"). L'abbandono da parte di Canon dell'innesto FD in favore del design autofocus EOS ha avuto un impatto anche sui prezzi dell'AE-1 sul mercato dell’usato,. Il prezzo è assimilabile alla Nikon F- 601 AF, forse leggermente più cara, grazie al tempo meccanico e all’avanzamento e al riavvolgimento completamente meccanici. Non è AF come i modelli che successivamente Canon introdusse sul mercato, ma cambiando l’innesto ottich da FD a EOS, rendendo quindi inutilizzabili tutti gli obiettivi MF sulle nuove reflex AF. Qui c’è una differenza sostanziale rispetto a Nikon, che mantenendo intatto l’attacco F-Mount anche sui nuovi corpi AF non obbligò gli acquirenti a cambiare immediatamente anche gli obiettivi, o meglio, consentendo di montare le nuove ottiche AF pr poter disporre ovviamente del sistema AF ma al contempo di tutte le ottiche MF Ai e Ai-s( fonte modificata: Wikipedia )
La Canon AE-1 è una fotocamera reflex (SLR) a pellicola da 35 mm per l'uso con obiettivi intercambiabili. È stata prodotta da Canon Camera KK (oggi Canon Incorporated ) in Giappone dall'aprile 1976 al 1984. Utilizza un otturatore elettromagnetico a controllo elettronico sul piano focale orizzontale , con una gamma di velocità da 2 secondi a 1/1000 di secondo più posa B e sincronizzazione X del flash di 1/60 di secondo. Il corpo macchina è alto 87 mm, largo 141 mm e profondo 48 mm; pesa 590 g. La maggior parte delle fotocamere hanno la livrea silver, con impugnatura nera e finiture cromate, ma alcune sono nere con finiture e finiture in argento.
Il suo nome si riferisce al fatto che si tratta di una fotocamera elettronica che utilizza l'apertura per l'esposizione automatica (priorità di tempo di posa, l’esatto antipodo di Nikon che ha sempre privilegiato la priorità di diaframmi). A volte si afferma che l'AE-1 sia stata la prima reflex dotata di microprocessore , ma questo non è corretto. Il concorrente di Canon, Nikon, introdusse nel 1972 la Nikkormat EL, la prima fotocamera al mondo con un circuito integrato. Tuttavia, Canon fu in grado di integrare più funzioni nel microprocessore e quindi di rendere la fotocamera più piccola. Sia l'esposizione automatica controllata dal microprocessore che le dimensioni ridotte contribuirono al successo della fotocamera: supportata da un'importante campagna pubblicitaria, l'AE-1 vendette oltre 5,7 milioni di unità, il che la rese un successo senza precedenti nel mercato delle reflex.
Caratteristiche
L'AE-1 ha un attacco per obiettivo Canon FD a baionetta e accetta qualsiasi obiettivo FD o New FD (FDn). Non è compatibile con l'attacco per obiettivo Canon EF successivo di Canon , quindi gli obiettivi autofocus, sebbene siano disponibili adattatori realizzati da produttori indipendenti. La fotocamera accetta anche i precedenti obiettivi Canon con attacco FL tramite l'uso della misurazione stop-down . Gli obiettivi FD originali, introdotti nel 1971, non ruotano durante il processo di montaggio; invece, un anello di bloccaggio alla base viene ruotato per fissare l'obiettivo. Questo è stato spesso criticato come più lento degli attacchi a baionetta delle fotocamere concorrenti.  La controargomentazione, tuttavia, era che poiché le superfici di accoppiamento obiettivo/corpo non ruotavano, non c'era usura che potesse influire sulla distanza critica tra obiettivo e piano della pellicola. Nel 1979, Canon introdusse la nuova serie di obiettivi FD che ruotano l'intero barilotto esterno dell'obiettivo per bloccarlo. Il barilotto interno dell'obiettivo rimane fermo e quindi le leve e i perni di segnale non ruotano ancora. Verso la fine degli anni '70, erano disponibili oltre 50 obiettivi Canon FD. Si andava dal fisheye FD 15 mm f/2.8 SSC al FD 800 mm f/5.6 SSC, oltre ad obiettivi speciali come un fisheye circolare da 7,5 mm e un obiettivo basculante e decentrabile da 35 mm.
Gli accessori per la AE-1 includono il Canon Winder A (avanzamento motorizzato della pellicola a fotogramma singolo fino a 2 fotogrammi al secondo), il Canon Databack A (numerazione sequenziale o stampa della data sulla pellicola) e i flash elettronici Canon Speedlite 155A (numero guida 56/17 (piedi/metri) a 100 ASA) e Canon Speedlite 177A (numero guida 83/25 (piedi/metri) a 100 ASA). Anche il successivo Power Winder A2 è compatibile, ma il Motor Drive MA no.
La AE-1 è una reflex Manual Focus alimentata a batteria e controllata da microprocessore . Supporta il controllo manuale dell'esposizione o l'esposizione automatica a priorità di tempi . Il sistema di controllo dell'esposizione è costituito da un ago che punta lungo una scala f-stop verticale sul lato destro del mirino per indicare le letture dell'esposimetro integrato ( a ponderazione centrale con fotocellula al silicio). Il mirino utilizzato dalla AE-1 è il telemetro a immagine sdoppiata standard Canon con ausili per la messa a fuoco come il sisema a microprismi, insieme a telemetro a immagine spezzata. La fotocamera non funziona senza batteria (4 LR44 o 4SR44), inclusi otturatore ed esposimetro.
Storia del design
La AE-1 fu la prima di quella che sarebbe poi diventata una revisione completa della linea di reflex Canon. Gli anni '70 e '80 furono un'epoca di intensa competizione tra i principali marchi giapponesi di reflex: Canon , Nikon , Minolta , Pentax e Olympus . Tra il 1975 e il 1985, si verificò un drastico abbandono dei pesanti corpi macchina meccanici manuali interamente in metallo, a favore di corpi macchina molto più compatti con automazione elettronica a circuito integrato (IC). Inoltre, grazie ai rapidi progressi nell'elettronica, i marchi si superarono a vicenda con modelli via via più automatizzati.
Sebbene Canon producesse fotocamere 35 mm di qualità da decenni, dalla fine degli anni '50 era stata messa in ombra dalla rivale Nippon Kokagu KK e dalle sue fotocamere Nikon. Sebbene Canon dominasse facilmente il mercato amatoriale delle fotocamere compatte a obiettivo fisso (dove Nikon non era competitiva), le reflex Canon non offrivano le caratteristiche professionali delle reflex Nikon di fascia alta. Nikon, con la sua solida reputazione per la qualità dei materiali e della lavorazione, deteneva una posizione di assoluto rilievo nel prestigioso mercato delle reflex professionali, che i concorrenti non riuscivano a scalfire.
La AE-1 fu l'avanguardia delle reflex Canon serie A di livello amatoriale e guidò l’introduzione di Canon nel nascente mercato delle reflex a controllo elettronico. Gli altri modelli della serie A furono la AT-1 (lanciata nel 1977), la A-1 (1978), la AV-1 (1979), la AE-1 Program (1981) e la AL-1 (1982). Tutte utilizzavano lo stesso telaio compatto in lega di alluminio, ma con diversi livelli di funzionalità e un pannello superiore esterno in plastica. Condividendo la maggior parte dei componenti principali, tra cui un economico otturatore a tendina orizzontale, il display con le informazioni del mirino e il controllo del flash automatico, Canon ridusse ulteriormente i costi e poté abbassare il prezzo delle reflex più costose allora disponibili sul mercato.
In linea con la sua filosofia di riduzione dei costi, Canon ha progettato l'AE-1 utilizzando una quantità significativa di plastica strutturale per una fotocamera più leggera ed economica, a scapito di una minore resistenza agli urti. Canon si è impegnata molto per mascherare l'uso della plastica: l' acrilonitrile-butadiene-stirene (ABS) stampato a iniezione per il pannello superiore, rifinito con cromo satinato o smaltato nero per conferire l'aspetto e la sensazione del metallo. La piastra inferiore era realizzata in ottone e poi rifinita con cromo satinato o smaltato nero. L'ampio utilizzo dell'elettronica ha inoltre consentito una costruzione interna modulare più semplice, al posto dei collegamenti meccanici. Cinque moduli interni principali e 25 secondari hanno ridotto il numero di componenti individuali di oltre 300. La costruzione modulare, a sua volta, ha consentito l'automazione delle linee di produzione al fine di ridurre i costi. Sfortunatamente, le preoccupazioni relative ai costi hanno portato anche all'utilizzo della plastica in alcuni dei meccanismi di movimento e operativi.
La AE-1 non è mai stata progettata per essere una fotocamera professionale; tuttavia, è stata progettata per offrire controlli relativamente semplici e un diaframma automatico per i principianti, con vari controlli manuali e accessori di sistema per attrarre i fotografi più esperti. La AE-1 è stata la prima reflex acquistata da milioni di fotografi amatoriali, attratti dalle sue caratteristiche e dal prezzo contenuto.
Per molti versi, la AE-1 rappresentò la confluenza di due filoni di sviluppo fotografico Canon. La prima generazione di reflex 35 mm a controllo elettronico Canon EF (1973) si fuse con la generazione finale di telemetro Canonet G-III QL17 (1972). Dopo decenni di rincorsa alla supremazia ottica giapponese di Nikon, Canon finalmente trovò la formula del successo: alta tecnologia per la facilità d'uso, componenti interni ed elettronica più economici per un prezzo inferiore e una pubblicità massiccia per veicolare il messaggio. Nonostante le proteste dei fotografi tradizionalisti che lamentavano un "eccesso" di automazione che rovinava l'arte della fotografia, l'automazione si rivelò l'unica via per attrarre la maggior parte dei fotografi amatoriali.
L'AE-1 aveva un solo ago puntatore per indicare il diaframma consigliato dall'esposimetro, e non aveva né un ago idi riferimento per indicare il diaframma effettivamente impostato sull'obiettivo, né indicatori “ + e - “ per sovraesposizione e sottoesposizione. Il sistema a priorità di tempi dell'AE-1 era più adatto all'azione sportiva che al controllo della profondità di campo, tuttavia la velocità massima di 1/1000 di secondo del suo otturatore a scorrimento orizzontale ne limitava l'utilizzo per tali attività. Il design dello sportello della batteria era soggetto a frequenti rotture e, nel tempo, i proprietari hanno segnalato casi di problemi con l'otturatore e meccanici, tra cui l'usura del collegamento dello specchio (il "fischio Canon"). L'abbandono da parte di Canon dell'innesto FD in favore del design autofocus EOS ha avuto un impatto anche sui prezzi dell'AE-1 sul mercato dell’usato,. Il prezzo è assimilabile alla Nikon F- 601 AF, forse leggermente più cara, grazie al tempo meccanico e all’avanzamento e al riavvolgimento completamente meccanici. Non è AF come i modelli che successivamente Canon introdusse sul mercato, ma cambiando l’innesto ottich da FD a EOS, rendendo quindi inutilizzabili tutti gli obiettivi MF sulle nuove reflex AF. Qui c’è una differenza sostanziale rispetto a Nikon, che mantenendo intatto l’attacco F-Mount anche sui nuovi corpi AF non obbligò gli acquirenti a cambiare immediatamente anche gli obiettivi, o meglio, consentendo di montare le nuove ottiche AF pr poter disporre ovviamente del sistema AF ma al contempo di tutte le ottiche MF Ai e Ai-s( fonte modificata: Wikipedia )

Sul campo
Per sfruttare i 750 nanometri anziché utilizzare il filtro IR72, ho usato il filtro rosso scuro 29A e in alcuni casi il filtro rosso 25A. Questo per utilizzare parzialmente i vantaggi del IR, ovvero effetto Wood sulla vegetazione e scurimento delle campiture serene dei cieli.
Per valutare la risoluzione ho fatto anche delle macrofotografie, ma vedremo i risultati successivamente.
Tutto su treppiedi con scatto a distanza.
Per sfruttare i 750 nanometri anziché utilizzare il filtro IR72, ho usato il filtro rosso scuro 29A e in alcuni casi il filtro rosso 25A. Questo per utilizzare parzialmente i vantaggi del IR, ovvero effetto Wood sulla vegetazione e scurimento delle campiture serene dei cieli.
Per valutare la risoluzione ho fatto anche delle macrofotografie, ma vedremo i risultati successivamente.
Tutto su treppiedi con scatto a distanza.

Lo sviluppo
Ho utilizzato chimica Rollei, a cominciare dal Rollei Supergrain
Rollei Supergrain è un moderno sviluppatore a grana fine per pellicole in bianco e nero. SuperGrain offre una qualità dell'immagine superiore con una grana estremamente fine. Produce risultati nitidi, sfruttando appieno la velocità della pellicola. Supergrain è il risultato di un ulteriore sviluppo della classica ricetta AM-74. Può essere utilizzato alla diluizione 1+9, 1+12 e 1+15 ( quella che prediligo ) E’ disponibile in confezioni da 250ml, da 500 ml a da 1 litro
Come arresto ho utilizzato Il Rollei RCS alla diluizione 1+19
Come fissaggio ho utilizzato il Rollei RXA alla diluizione 1+4
Ecco la procedura, tutta a 20°C
Prebagno in acqua del rubinetto di almeno 2 minuti per smantellate lo stratto antihalo, è sufficiente ruotare la tank con l’apposito strumento anziché fare dei rovesciamenti
Sviluppo Rollei SuperGrain, diluizione 1+15, a 20°C per 11 minuti, primo minuto rovesciamenti continui, a seguire un capovolgimento ogni 340 secondi
Arresto Rollei RC alla diluizione 1+19 a 20°C per 1 minuto
Fissaggio Rollei RXA alla diluizione 1+4 a 20°C per 5 minuti
Lavaggio in acqua del rubinetto per 10 minuti
Bagno finale composta da acqua F.U. e WAC ( Rollei RWA ) , 2,5ml per 500 ml di acqua F.U.
Ho steso il negativo completamente bagnato, senza “strizzarlo” e alla temperatura ambiente di 20 gradi si è asciugato in 20 minuti.
Ho utilizzato chimica Rollei, a cominciare dal Rollei Supergrain
Rollei Supergrain è un moderno sviluppatore a grana fine per pellicole in bianco e nero. SuperGrain offre una qualità dell'immagine superiore con una grana estremamente fine. Produce risultati nitidi, sfruttando appieno la velocità della pellicola. Supergrain è il risultato di un ulteriore sviluppo della classica ricetta AM-74. Può essere utilizzato alla diluizione 1+9, 1+12 e 1+15 ( quella che prediligo ) E’ disponibile in confezioni da 250ml, da 500 ml a da 1 litro
Come arresto ho utilizzato Il Rollei RCS alla diluizione 1+19
Come fissaggio ho utilizzato il Rollei RXA alla diluizione 1+4
Ecco la procedura, tutta a 20°C
Prebagno in acqua del rubinetto di almeno 2 minuti per smantellate lo stratto antihalo, è sufficiente ruotare la tank con l’apposito strumento anziché fare dei rovesciamenti
Sviluppo Rollei SuperGrain, diluizione 1+15, a 20°C per 11 minuti, primo minuto rovesciamenti continui, a seguire un capovolgimento ogni 340 secondi
Arresto Rollei RC alla diluizione 1+19 a 20°C per 1 minuto
Fissaggio Rollei RXA alla diluizione 1+4 a 20°C per 5 minuti
Lavaggio in acqua del rubinetto per 10 minuti
Bagno finale composta da acqua F.U. e WAC ( Rollei RWA ) , 2,5ml per 500 ml di acqua F.U.
Ho steso il negativo completamente bagnato, senza “strizzarlo” e alla temperatura ambiente di 20 gradi si è asciugato in 20 minuti.

I risultati: con filtro rosso 25A
Nonostante abbia utilizzata la Rollei Retro 80s in formato 135 anziché 120 i risultati, innanzitutto in termini di risoluzione, sono sbalorditivi, così come è sbalorditiva la finezza della grana e la gamma tonale.
Pur avendo usando “solo” un filtro rosso 25A, anziché il 29A, che è più scuro e taglia meglio le frequenza del visibile, sia l’effetto Wood che lo scurimento delle parti serene del cielo sono state eccellenti.
Non ho avuto modo di provare la pellicola per realizzare del ritratti e quindi di valutarne l’efficacia sul fatto che, grazie alla sensibilità spettrale estesa, rende i piccoli difetti della pelle meno visibili
Si potrebbe “contestare” il fatto che, avendo una sensibilità nominale di soli 80 ISO, è possibile utilizzarla a mano libera solo in giornate o situazioni molto luminose o in studio con i flash.
Non è certo la pellicola ideale per il point & shoot, ma i risultati dimostrano come sia eccellente in tutte le altre situazioni
Nonostante abbia utilizzata la Rollei Retro 80s in formato 135 anziché 120 i risultati, innanzitutto in termini di risoluzione, sono sbalorditivi, così come è sbalorditiva la finezza della grana e la gamma tonale.
Pur avendo usando “solo” un filtro rosso 25A, anziché il 29A, che è più scuro e taglia meglio le frequenza del visibile, sia l’effetto Wood che lo scurimento delle parti serene del cielo sono state eccellenti.
Non ho avuto modo di provare la pellicola per realizzare del ritratti e quindi di valutarne l’efficacia sul fatto che, grazie alla sensibilità spettrale estesa, rende i piccoli difetti della pelle meno visibili
Si potrebbe “contestare” il fatto che, avendo una sensibilità nominale di soli 80 ISO, è possibile utilizzarla a mano libera solo in giornate o situazioni molto luminose o in studio con i flash.
Non è certo la pellicola ideale per il point & shoot, ma i risultati dimostrano come sia eccellente in tutte le altre situazioni

Qui è evidente oltre l'effetto Wood lo scurimento delle campiture serene del cielo

Con Nikon F-610 AF e obiettivo Micro Nikkor 60mm f/2.8 D la risoluzione del punto di fuoco è eccellente

Conchiglia e stilografica, sempre con Micro Nikkor 60mm

Ecco il risultato appoggiando una diottra sul negativo, millimetri in rosso, decimi di millimetro in verde

La stampa su carta Rollei Vintage RC 314 Classic, formato 24,30,5 finitura perla sviluppata in Rollei Ecoprint, diluizione 1+7, 20°C, per 2'. Sulla stampa è appoggiata la stilografica

Utilizzando un Durst M670 VC con obiettivo Durst Neonon 50mm f/2.8 ( fabbricato da Pentax ). L'altezza della colonna di questo ingranditore supera il metro, ho potuto fare quindi un notevole ingradimento, appoggiando la diottra sul negativo e nella riproduzione, appoggiando nuovamente la diottra sul negativo, la stilografica e un righello: notate che il riferimento ingrandito di 1 millimetro corrisponde attraverso il righello appoggiato sulla stampa a 20mm; questo acclara un ingrandimento di 20x, che significa una stampa di tutto il fotogramma di 48x 72 cm !!!!!!!!!!! La qualità anche sulla stampa, che risolve un terzo delle linee/mm della retro 80s ha permesso comunque una definizione assoluta, e ancora non si vede chiaramente la grana della pellicola

Una foto " innocente " scattata con Canon AE1 e Canon Fd 50mm f/1.8....

.. rivela perfino la trama dell'attrezzo usato per separare la pula...

La poca luce che penetrava nella cava, la bassa sensibilità della pellicola, il diaframma chiuso a f/11 e l'effetto di non reciprocità, in questo scatto hanno portato a un tempo di posa di due minuti e mezzo....

Uno scatto piuttosto elementare...

... rivela un'ape bottinatrice sulla cui peluria è possibile distinguere il polline; sempre Canon AE1 con 50mm f/1.8 alla minima distanza di fuoco, 60 cm

Concludo dicendo, come ho già accennato all’inizio, che nella fotografia in bianco e nero non è sufficiente possedere una attrezzatura blasonata se poi non la si usa correttamente, come spiegato all’inizio, ma soprattutto se non si usa una pellicola eccellente e sviluppata in modo eccellente.
Alla prossima
Gerardo Bonomo.
www.gerardobonomo.it
Alla prossima
Gerardo Bonomo.
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