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Argentico e digitale, una evoluzione tecnica o due linguaggi differenti?

Oggi in fotografia è possibile scattare in argentico, come si fa da quasi duecento anni, o in digitale, ma quali solo le differenze, da un punto di vista tecnico, artistico, di aspettativa di vita dell’immagine e artistico?


Introduzione.
Da quando agli inizi dell’800 venne realizzata la prima fotografia "Vista dalla finestra a Le Gras", realizzata dal francese Joseph Nicéphore Niépce nel 1826 o 1827, per secoli la fotografia si è sempre avvalsa di supporti materici, che si sono sempre evoluti per stabilizzarsi poi su due medium: la pellicola e la carta fotografica.
La prima fotocamera digitale al mondo fu sviluppata nel 1975 da Steven Sasson per Eastman Kodak, anche se era un prototipo pesante e non commercializzato. Nel 1981, la Sony Mavica fu un importante passo avanti perché registrava immagini su floppy-disk, mentre nel 1988 la Fuji DS-1P introdusse le prime schede di memoria flash per la memorizzazione delle immagini. 
La differenza tra i due sistemi di acquisizione delle immagini sta nel fatto che il digitale, trasformando l’immagine in un file di numeri binari, si “appoggia” a una scheda di memoria, riutilizzabile, ma di fatto - se per un momento escludiamo la stampa da file digitale-, non ha bisogno di medium, ma semplicemente di un traduttore, ovvero un computer: basta un monitor, di nuovo riutilizzabile, per poter vedere le immagini digitali.
Una delle domande che è possibile porsi è se la fotografia digitale è una evoluzione della fotografia analogica o un differente linguaggio, che porta comunque alla registrazione di immagini.


Vantaggi e svantaggi
Se mi dovessi porre la domanda precedente risponderei che non si tratta di evoluzione, in primis perchè la fotografia analogica è ancora assolutamente praticata, e in seconda battuta perchè, con la fotografia digitale, volendo, è possibile fare a meno di un supporto stabile e definitivo.
Entrambi i processi hanno i loro vantaggi e i loro svantaggi. Il punto è esserne consapevoli prima di decidere quale strada intraprendere o se intraprenderle entrambe


La fotografia analogica.
Causa il fatto che la postproduzione di uno scatto su pellicola è limitatissima, quando si scatta su pellicola istintivamente aumenta la consapevolezza del gesto, sia dal punto di vista dell’inquadratura che di tutto il processo tecnico, dall’esposizione alla focheggiatura, dallo sviluppo alla stampa.
La gamma dinamica di una pellicola è estremamente ristretta; basta una sottoesposizione di due stop per avocare il fotogramma. Una inquadratura dove sono presenti al contempo zone di alte e basse luci non può essere riprodotta in toto: bisogna scegliere se prediligere le zone in alta o in basa luce da un lato, o comporre l’immagine in modo da evitare la presenza contemporanea di zone altamente illuminate o luminose o zone in ombra.
Lo sviluppo, anche se è sufficiente seguire temperatura, tempi, diluizioni e agitazioni fornite dal fabbricante di pellicola, nuovamente non ammette errori: il caricamento della pellicola nella tank deve avvenire nel buio assoluto e tutto il processo chimico nuovamente nel buio assoluto, in questo caso garantito dalla tank, che una volta caricata al buio dalla spirale su cui è stata avvolta la pellicola può essere utilizzata alla luce. Le varie chimiche, sviluppo, arresto e fissaggio devono essere freschi, ovvero prodotti di recente dalla fabbrica e una volta aperti, hanno una precisa aspettativa di vita, soprattutto lo sviluppo, che a contatto con l’aria tende a ossidarsi.
Il lavaggio della pellicola deve essere effettuato da manuale, il passaggio finale in acqua distillata e WAC ( Wetting Agent ) è necessario per eliminare il calcare, senza contare che il WAC ha proprietà conservative nei confronti della pellicola, oltre a essere un antibatterico e un antifungo. L’asciugatura deve avvenire in un locale privo di correnti d’aria che potrebbero sollevare polvere che andrebbero poi a fissarsi irreversibilmente nell’emulsione ancora bagnata. Terminato il processo di sviluppo e l’asciugatura della pellicola si passa alla stampa, che intanto avviene in camera oscura con l’ausilio delle cosiddette lampade rosse, o inattiniche, alle quali la carta da stampa non è sensibile; non si brancola più nel buio; senza entrare nei vari passaggi di stampa, se a questo punto si sbaglia la stampa, perché troppo chiara, troppo scura, troppo morbida o troppo contrastata, basta modificare i parametri di stampa e farne una seconda; qui il problema diventa “relativamente “ economico” si perde un foglio di carta, ma il negativo nasce proprio per essere replicato quasi all’infinito.

Bianco e nero, colore, diapositiva
L’immagine argentica si divide poi in tre categorie
Il processo del bianco e nero è assolutamente fattibile in ambiente domestico, dallo sviluppo fino alla stampa sotto l’ingranditore. Oltre all’orgoglio personale di aver gestito quella tale fotografia dallo scatto alla stampa c’è anche un notevole vantaggio economico
Il processo del negativo colore, C41,può a sua volta essere realizzato in ambiente domestico, ma ad oggi pochi o quasi nessuno si azzarda anche a stampare i propri negativi colore sotto l’ingranditore-
Il processo della diapositiva E6, è nuovamente gestibile in ambiente domestico, ma si limita allo sviluppo. La stampa da diapositiva, il famoso Cibachrome è fuori produzione da decenni.
Quindi di tutti e tre i processi quello che può essere gestito integralmente anche in ambiente domestico è il negativo bianco e nero.

Svantaggi.
Alla luce dell’avvento del digitale, tra gli svantaggi dello scatto su pellicola c’è innanzitutto il fatto che non è possibile rivedere immediatamente lo scatto. In molte situazioni statiche si può fare un bracketing, con la fotocamera fissata su un treppiedi, è possibile variare l’esposizione della stessa inquadratura, soprattutto quando si usano i filtri, a questo punto le probabilità di poter contare almeno su un fotogramma della stessa inquadratura correttamente esposto è elevata.
Parlando a livello domestico, come già accennato, bisogna rispettare l’aspettativa di vita della chimica e seguire come già indicato, tempo, temperatura e diluizione per evitare di ritrovarsi con un intero rullo completamente sotto o sovraesposto. Sul piano pratico, si deve fare un po’ di pratica per imparare a caricare al buio la pellicola nella spirale, ma non è una cosa impossibile
Un altro svantaggio è dato dal fatto che il 99% delle fotocamere a pellicola sono usate, non sempre vengono controllate da personale qualificato, - andrebbe fatto un tagliando ogni due anni anche se la fotocamera “sembra funzionare” quindi potrebbero andare in avaria silente e avocare tutto il rullino.

Le fotocamere analogiche, nuove e usate.
Proprio il fatto che la maggior parte delle fotocamere sono usate, anche le garanzie sono limitate, rispetto a una fotocamera digitale nuova.
Ma una volta che il processo è andato a buon fine, che la pellicola è stata correttamente sviluppata e i suoi fotogrammi più interessanti stampati, messi in album o sotto cornice, le stampe argentiche diventano da un lato quasi eterne, dall’altro è quasi impossibile perdere. tanto i negativi - se correttamente custoditi e catalogati - che le stampe.
Di passaggio, si producono ancora molte fotocamere a pellicola, un esempio lampante è Lomo, ma alla fine del 2022 anche Leica ripropose sul mercato la sua intramontabile M6, nel 2025 venne presentata la Pentax 17, una half frame molto interessante e a seguire venne presentata la Rollei 35 AF. Nel mondo sono molte le aziende che producono ancora banchi ottici. La vendita di fotocamere single use è in ascesa, si continua a produrre pellicole, chimici e carta e accessori sia per la ripresa che per lo sviluppo e la stampa.
L’argentico non solo non è in declino ma da ormai diversi anni in rinnovata ascesa. Non è rispolverare un procedimento “morto”, ma vivo e e vitale.


Il digitale.
Il digitale, prendendo come spunto i quasi duecento anni della fotografia argentica, è un sistema di acquisizione delle immagini ancora quasi agli albori.
Nel 1991 la Kodak collabora con la Nikon ed esce la prima reflex con dorso digitale, una F3 nominata DSC-100; e nel 1992 esce la DSC 200 con il corpo della Nikon F801.[3] Gli stessi dorsi, Kodak li monta anche su alcune fotocamere Canon, denominate DSC 520 e 560.
Ma è solo nel 1999 che esce la prima reflex DSLR ufficiale, concepita per la fotografia digitale, la Nikon D1 con sensore APS (crop) e nuovo sistema D completamente integrato col precedente sistema di ottiche AF e accessori del piccolo formato.
Partendo dalle reflex si passò poi alle compatte e contemporaneamente alle mirrorless, con Olympus in testa.


Reflex, mirorrless e smartphone
Oggi non vengono più prodotte reflex digitali ma solo mirrorless.
La qualità, tanto dei sensori che delle ottiche a loro dedicate è in continua ascesa, sia come risoluzione che come nitidezza e al contempo vengono sempre affinati i programmi di post produzione in grado di migliorare in modo sempre più efficace la qualità dell’immagine finale.
Contemporaneamente, con ‘avvento dei social e costi sempre più accessibili per il download e l’upload dei dati dagli smartphone, questi ultimi sono in continuo miglioramento, non solo sul piano fotografico ma anche video.
Che sia fotocamera o smartphone, la possibilità di rivedere immediatamente l’immagine scattata non ha davvero prezzo ( per diverso tempo, soprattutto abbinato ai banchi ottici, Polaroid creò dei particolari dorsi e pellicole istantanee che permettevano di avere un’idea abbastanza chiara dello scatto su pellicola che il fotografo avrebbe poi fatto ).
E’ un fatto che la condivisione sui social è nuovamente una spinta molto forte che fa prediligere più che la fotocamera lo smartphone. Qui il punto non è il risultato tecnico o artistico ma la visualizzazione e condivisione immediata.

I Social
I dati parlano chiaro:
Si scattano circa 5,3 miliardi di foto al giorno nel mondo, che equivalgono a oltre 61.000 foto al secondo. Queste cifre sono destinate a crescere, anche se i social media, in particolare Instagram, contribuiscono a una quota significativa di queste immagini. 

Dettagli delle statistiche
Al secondo: circa 61.400 foto
All'ora: circa 3,7 milioni di foto
Al giorno: circa 5,3 miliardi di foto
All'anno: circa 1,93 trilioni di foto 

Contributo dei social media
Su Instagram vengono caricate circa 95 milioni di foto ogni giorno. 

In totale, 14 miliardi di immagini vengono condivise sui social media ogni giorno. 

È importante notare che la maggior parte delle foto odierne è scattata con smartphone. 
Quindi, indipendentemente dai gusti personali, il Mondo sta andando in questa direzione: smartphone

Dove finiscono gli scatti digitali
Posto che la miglior conservazione di uno scatto digitale è la sua stampa, se parliamo di fotocamere gli scatti, salvati dalla fotocamera sulla scheda di memoria possono essere facilmente trasferiti, attraverso il computer a un hard disk, o meglio a due hard disk, così da poter avere una certa ridondanza di dati; se un hard disk va in avaria irreversibile, si può contare sull’altro.
Se parliamo di smartphone, a seconda se lo smartphone è un iOS o un Android, esiste il Cloud.
I cloud si appoggiano a server sparsi in tutto il mondo che in questo momento sono i terzi consumatori di energia elettrica a livello mondiale.


iOS
iOS salva su iCloud che propone una spazio gratuito di 5GB, che possono poi essere implementati a pagamento.


Android
Android, attraverso Google Photo, se si accetta una riduzione della risoluzione, consente uno spazio di archiviazione illimitato, diversamente, si hanno a disposizione 15GB gratuiti; è poi possibile attraverso Google One acquistare spazi di archiviazione maggiori ed eseguire l’upload anche alla risoluzione nativa Come per iCloud anche per Android, attraverso Google One, è possibile acquistare spazi a rinnovo annuale e in questo caso, parlando degli smartphone, è anche possibile caricare gli scatti alla risoluzione nativa.
Posto che iOS non ha mai accettato schede di memoria, il sistema Android per molti anni ha dato la possibilità di inserire una scheda Micro SD su cui salvare le immagini, alla risoluzione nativa, rendendo poi più facile il trasferimento e il salvataggio su hard disk attraverso il computer. Ma adesso quasi nessun smartphone Android accetta schede di memoria, anche se al contempo la memoria nativa è cresciuta notevolmente, ma se lo smartphone va in crash è poi molto difficile recuperare le immagini.
Un altro vantaggio del Cloud, una volta attivato sullo smartphone, è che tutte le immagini e i video vengono caricati in automatico sul Cloud. Questo significa che, se per caso lo smartphone venisse smarrito, le foto almeno sarebbero in salvo sul Cloud, alla risoluzione nativa o leggermente inferiore, a seconda del piano finanziario scelto

Hard disk
Per entrambi i sistemi esiste la possibilità, attraverso Bluetooth, Wi-Fi o cavo USB di scaricare le immagini sul computer per salvarle poi su hard disk, ma non sempre i programmi di interfaccia sono così intuitivi. In un modo o nell’altro, comunque, salvare le immagini alla risoluzione nativa su un proprio hard disk è la strada che andrebbe intrapresa, esattamente come le immagini scattate con una fotocamera digitale. Ho già detto che, comunque, almeno per gli scatti migliori, siano essi realizzati con una fotocamera digitale o con uno smartphone, la stampa, pur a getto di inchiostro o a sublimazione, rimane la strada migliore, per dare aspettativa di vita alle proprie immagini digitali.
Anche molte fotocamere digitali hanno la possibilità di connettersi allo smartphone e salvare le foto sul Cloud, le Ap necessario sono leggermente più complesse rispetto a quelle degli smartphone, ma la cosa è fattibile.
In una parola, con il digitale, prima si esegue un backup, meglio è.


Alla fine: argentico o digitale?
Io ritengo che i sistemi possano tranquillamente convivere, non dimentichiamo che oggi la maggior parte delle persone che usano la pellicola per prima cosa la scannerizzano, rendendo il fotogramma di fatto un’immagine digitale, per avviarla poi alla stampa - più economica della stampa attraverso l’ingranditore e a un salvataggio su hard disk.
Per chi scatta solo in digitale il mio suggerimento, rivolto sia a chi ha abbandonato l’argentico che chi non l’ha mai sperimentato, è di provare a cimentarsi nell’argentico: io ho una preferenza per il bianco e nero ma è un fatto che la maggior parte dei rullini venduti sono negativi a colori.
Per chi scatta solo in argentico il mio suggerimento - può sembrare strano - è quello di fare anche un scatto in digitale; certo, non parlo di tutte le discipline: nella street non c’è il tempo materiale per realizzare entrambi gli scatti. Lo scatto digitale - sapendo che poi verrà salvato su un hard disk e poi stampato - ha comunque certezze superiori rispetto allo scatto argentico.
Naturalmente, se lo scatto su pellicola è andato a buon fine, lo scatto in digitale sarà solo un backup.


I costi
Argentico
Se non entriamo nel mondo delle fotocamere a pellicola esoteriche, basta un centinaio di euro per acquistare una reflex con un 50mm. Una pellicola 135 bianco e nero da 36 pose costa intorno ai 7 Euro a cui ne vanno aggiunti altrettanti per lo sviluppo e altrettanti per la scansione.


Sviluppare da sé i propri negativi
Ma sviluppare da sé i negativi ha costi davvero irrisori: meno di 30 Euro per una tank di sviluppo, 10 Euro per un termometro, 5 Euro per una caraffa graduata da 500ml, altrettanti per un misurino da 50ml. Le bottiglia graduate per conservare l’arresto e il fissaggio che possono essere riutilizzati costano intorno ai 5 Euro a bottiglia. Il costo di un litro di soluzione madre di sviluppo, arresto e fissaggio si aggira intorno ai 10 Euro a confezione. Calcolando che la chimica utilizzata per la pellicola è usa e getta, ma si può arrivare tranquillamente a diluizione 1+50 significa che con un litro di soluzione madre si sviluppano 172 rulli 135, il che significa €. Per chiudere la partita, il fissaggio, diluito 1+19 a pellicola a pellicola. L’arresto viene di norma diluito a 1+19, il fissaggio a 1+4 ma entrambi sono riutilizzabili, da diluiti, almeno per dieci pellicole, il che significa che con un litro di fissaggio si fissano 160 pellicole, pari a €0,24 a pellicola. Il lavaggio finale usando il WAC , che costa intorno ai 7 Euro per una confezione da 125ml che si diluisce 1 parte in 200 parti di acqua ha un prezzo così irrisorio da non essere preso in considerazione. Ammortizzare i costi della tank, 30 Euro, delle due bottiglie, 10 Euro, della caraffa graduata, 5 Euro e di un misurino, altri 5 Euro e un termometro, 10 Euro, porta a una spesa di 60 Euro; volendo ammortizzarla su 10 sviluppo, il costo sarà 6 Euro per i primi dieci sviluppi, zero per i successivi.

Stampare da sé i proprio negativi
Per quanto riguarda la stampa, un ingranditore usato un buon stato può costare 100 Euro, un obiettivo da 50mm 60 Euro, un marginatore 50 Euro, un focometro 20 Euro, un timer per l’ingranditore 60 Euro e una decina di Euro per le tre bacinelle necessarie per lo sviluppo, l’arresto e il fissaggio del foglio di carta sensibile. 10 Euro una lampadina inattica e siamo a 240, 250 Euro comprendendo anche le tre bottiglie graduate da 1 litro per conservare la chimica dopo ogni processo di stampa. Un foglio di carta politenata 24x30,5 cm, che è già un signor formato costa intorno a € 1,50.

La camera oscura
Senza entrare nel budget di nessuno, 500 Euro sono nulla per alcuni, molto per altri, il processo bianco e nero argentico, dall’acquisizione del fotogramma alla stampa finale, mi pare essere alla porta di molte persone, senza contare l’immensa soddisfazioni di essere stati gli artefici dell’intera filiera, dallo scatto fino alla stampa.


I costi: digitale
Anche in queso caso le fotocamere, siano esse nuove che usate, possono avere prezzi che partono da qualche centinaia di Euro fino ad arrivare a migliaia di Euro, tenendo conto anche del parco ottiche.
Un computer ce l’abbiamo tutti, va aggiunto il costo annuo dei programmi di fotoritocco , e un hard disk esterno da 5TB oggi costa intorno ai 100, 150 Euro.
Il problema è che le aziende, abbiamo già visto che ogni se mesi escono con nuovi modelli con performance superiori a quelli precedenti. Qui dipende dalla scelta del singolo se fermarsi, in questa oggettiva corsa al miglioramento - oggi ormai indistinguibile in stampa, o fermarsi.


La stampa digitale
Per quanto riguarda la stampa, una buona stampante A3+ costa come o più di una camera oscura, e le cartucce di inchiostro e i fogli hanno costi superiori a quelli prima citati nella stampa sotto l’ingranditore.


Analogico e digitale sono due linguaggi differenti?
A mio parere sì, come ho scritto all’inizio, nell’argentico ci si obbliga a una maggiore attenzione, o consapevolezza, perchè l’argentico accetta errori minimi.
Essere più consapevoli non significa che otterremo una BELLA fotografia, ma è indubbio che con l’argentico ci si ritrova ad essere molto più riflessivi sotto vari aspetti, così come, a volte, una foto scattata di impulso, ha un risultato migliore di una studiata.


Conclusioni
Argentico e digitale sono due linguaggi che attualmente coesistono, a mio parere portano a risultati differenti, ma non mi sento di affermare che uno è migliore dell’altro
Una cosa è certa: con l’argentico si manipola e si trasforma la materia, con il digitale, fino a che non si stampa il file, si manipolano numeri binari, non si trasforma in materia.

Milano, 13 10 2025

Gerardo Bonomo


PDF:  
Link: https://www.felixspace.eu/experience_dett.asp?id=47