CURIOSITE'

LE FORMIDABILI FOTOCAMERE SVIZZERE

a cura di Gerardo Bonomo

Ho mutuato il titolo da uno straordinario libro, Il formidabile esercito svizzero
di John McPhee

Oggi, primo agosto 2024, la Svizzera commemora il Patto federale del 1291, in cui i Cantoni di Uri, Svitto e Untervaldo si promisero solennemente reciproca assistenza in caso di minaccia esterna. La leggenda vuole che i rappresentanti dei tre Cantoni fondatori («i Tre Confederati») abbiano giurato sul prato del Rütli, al di sopra del Lago dei Quattro Cantoni, di liberare il Paese dagli Asburgo. Tradizionalmente non può dunque mancare una celebrazione in questo mitico luogo. In occasione della Festa nazionale, il o la presidente della Confederazione si rivolge all’intera nazione con un’allocuzione. Con il referendum del 1993, il 1° agosto è diventato ufficialmente un giorno festivo in tutta la Svizzera.
Ovunque il 1° agosto si accendono falò e si sparano fuochi d’artificio. In alcuni luoghi i bambini sfilano per le strade con lanterne decorate con la croce svizzera e lo stemma del loro Cantone, e si svolgono cortei con costumi tradizionali ed esibizioni di cori di jodel, suonatori di corni delle Alpi e sbandieratori. In tutto il Paese esponenti della politica, dai membri del Consiglio federale alle sindache e ai sindaci, tengono discorsi per il 1° agosto.
In molti luoghi viene anche inscenata la mitica storia di Guglielmo Tell, il leggendario eroe dell’indipendenza svizzera che, si dice, si sia opposto a un balivo imperiale asburgico. Il famoso dramma in cui Tell deve colpire una mela posata sulla testa di suo figlio con una freccia della sua balestra è opera del poeta tedesco Friedrich von Schiller e data del 1804.

Se sono qui a scrivere questo pezzo lo devo alla Svizzera, di cui sono perenne debitore - non bancario. Preferisco non entrare nei dettagli, è un fatto che accadde negli anni Quaranta e che coinvolse mio padre. Qualcuno avrà intuito.

Se sono qui a scrivere questo pezzo lo devo a Edith e Karl Bielser, e naturalmente ai figli Yvonne e Felix, che hanno traghettato nel terzo millennio l’azienda.

Era geologica: CENOZOICO, periodo, QUATERNARIO. 75 anni fa…

Karl Bielser, 75 anni fa, cominciò a importare dalla svizzera la carta fotografica Tellko
Negli anni 1920 la Ciba fabbricò a Basilea lastre sensibili alla luce e prodotti chimici per la fotografia, per poi interessarsi ai procedimenti dello sviluppo a colori. Nel 1960 l'azienda rilevò l'impresa Tellko (Friburgo, 1935), attiva dal 1950 nella produzione di film, carte e prodotti chimici Telcolor. Il procedimento negativo-positivo che impiegava fu messo a punto grazie alla collaborazione di uno degli ideatori dell'Agfacolor, Wilhelm Schneider, che si era stabilito in Svizzera dopo il 1945. La fusione della Ciba con la Tellko, alle quali si unirono anche la Ilford e la Lumière, portò in seguito alla creazione del procedimento Cibachrome (oggi Ilfochrome).

L’azienda di Karl Bielser aumentò di importanza acquisendo la distribuzione dei marchi…

Attualmente, parlando solo di Made in Swisse, la PFG è il distributore esclusivo per l’Italia delle teste e dei banchi ottici Arca Swiss.

Anche se la concentrazione delle innovazione e della produzione di materiale argentico nel corso della storia si è concentrata soprattutto in Francia, Inghiletta, Stati Uniti, Germania e Giappone, la Svizzera non è stata da meno.

Riporto qui pari pari un GROSSO estratto tratto dal Dizionario Storico della Svizzera DSS, con pochissime modifiche ( per quanto riguarda rimandi o citazioni che qualcuno volesse prelevare dal mio articolo, si attenga al quanto scritto nel seguente link: https://hls-dhs-dss.ch/it/about/usage

Non potrei fare di meglio e ometto la parte dedicata ai fotografi professionisti svizzeri, concentrandomi sulla produzioni di materiale fotografico



Fino all'introduzione della fotografia digitale, il procedimento fotografico consisteva nella registrazione di un'immagine ottenuta con sistemi ottici su un supporto sensibile alla luce, immagine poi resa durevolmente visibile mediante processi chimico-fisici. I francesi Joseph Nicéphore Niépce (1765-1833) e Louis Jacques Mandé Daguerre (1787-1851) riuscirono a fissare le immagini prodotte con la cosiddetta camera oscura su una lastra d'argento completamente liscia. I diritti di questa invenzione, la cosiddetta dagherrotipia, vennero acquistati dallo Stato francese nel 1839 su sollecitazione del fisico François Jean Dominique Arago (1786-1853). Nel 1840 in Inghilterra William Henry Fox Talbot (1800-1877) riuscì a impressionare su carta, mediante esposizione alla luce, un'immagine in negativo, che veniva poi tradotta in positivo rifotografando il negativo (calotipia). Questo nuovo procedimento permetteva la produzione di copie e dalla fine degli anni 1840 anche in Svizzera sostituì abbastanza rapidamente la dagherrotipia, che consentiva di realizzare solo esemplari unici.

Storia delle tecniche
(Autrice/Autore: Pascale Bonnard Yersin, Jean-Marc Yersin Traduzione: Anita Guglielmetti)
Nel periodo 1840-1860 i fotografi dovevano preparare personalmente carte e lastre. Inizialmente importarono la loro attrezzatura e gran parte degli articoli fotografici, poi cominciarono gradualmente a trovare le sostanze e i prodotti sul mercato locale. Sull'onda dello sviluppo occorso all'epoca nella fotografia in Svizzera, apparvero i primi fabbricanti di apparecchi. Ebanisti esperti, come quelli attivi ad esempio per la casa Frey & Co di Aarau fondata nel 1860, dotavano i loro apparecchi di strumenti ottici importati; in seguito divennero in parte distributori di articoli e materiale fotografico. Alcuni ottici producevano obiettivi. La casa fondata nel 1878 a Basilea da Emil Suter fu la prima ad acquisire una dimensione industriale: produceva buona parte degli strumenti ottici destinati agli apparecchi realizzati dagli ebanisti svizzeri e distribuiva pure apparecchi esteri, ad esempio i Mackenstein importati da Parigi o i Murer & Duroni dall'Italia.
Negli anni 1870 un notevole progresso fu segnato dall'invenzione della lastra trattata con la gelatina al bromuro o lastra secca, che poteva essere prodotta industrialmente. A Twann nel 1878 si lanciò in questa produzione il fabbricante di apparecchi fotografici Alfred Engel-Feitknecht; nel 1889 lo seguì l'inglese John Henry Smith, che impiantò a Zurigo una manifattura dotata di una macchina per emulsionare oggetto di grande interesse. L'avvento dell'istantanea comportò un radicale mutamento dell'apparecchio fotografico che divenne meccanico e fu prodotto su scala industriale. Gli ebanisti sparirono progressivamente e rimasero in attività solo quelli che diventarono importatori, come la ditta Engel-Feitknecht, che nel 1902 si trasferì a Bienne e nel 1915 divenne Perrot & Cie specializzandosi nel commercio all'ingrosso.
Negli Stati Uniti George Eastman nel 1888 rivoluzionò la fotografia rendendola accessibile a tutti grazie alla Kodak, il primo apparecchio di impiego veramente semplice, che utilizzava un film su supporto morbido (bobina). L'apparecchio era frutto di una strategia industriale tesa a creare un legame di dipendenza con il più alto numero possibile di fruitori. Da allora i fotografi garantiscono lo sviluppo e la stampa delle fotografie amatoriali e vendono film e apparecchi.
La micromeccanica ha acquisito un'importanza sempre maggiore nella produzione di apparecchi. Molte piccole manifatture sono rimaste in attività soltanto per periodi brevi. Gottlieb Zulauf nel 1895 rilevò a Zurigo un atelier per la produzione di strumenti meccanici e ottici e nel 1909 creò un apparecchio di qualità, il Polyscop, che attirò l'attenzione del gigante tedesco Zeiss. Zulauf accettò la proposta della Zeiss di una fusione con la Internationale Camera Actiengesellschaft (ICA) a Dresda, dove trasferì la produzione nel 1911. Nel 1922 la Simons & Co di Berna produsse un apparecchio per film da 35 mm, tre anni prima della commercializzazione della Leica di Ernst Leitz a Wetzlar, che avrebbe rivoluzionato la fotografia di reportage.
La prima Leica, pur concepita prima della Grande Guerra Mondiale, vide la luce solo nel 1925 alla Fiera di Primavera di Lipsia.
Quindi la prima fotocamera 35mm messa in commercio è svizzera, non tedesca!!!
Durante la crisi degli anni 1930 alcune imprese intenzionate a diversificare cominciarono a interessarsi alla produzione di apparecchi fotografici. La Kern di Aarau fabbricava apparecchi e obiettivi. Le Coultre nella valle di Joux produsse verso il 1937 un apparecchio di dimensioni ridotte, il Compass, ideato dall'inglese Noel Pemberton-Billing. Durante questo periodo e nel corso della seconda guerra mondiale la Svizzera si poté avvalere dell'esperienza di inventori stranieri: Jacques Boolsky, creatore dell'apparecchio Bolex, progettò anche l'apparecchio Alpa-Reflex fabbricato dalla Pignons SA a Ballaigues. Ridisegnato dall'ingegnere André Cornut, l'Alpa fu uno degli apparecchi reflex 35 mm più competitivi degli anni 1960, prima di essere soppiantato dalla concorrenza giapponese.
Il noto ottico tedesco Ludwig Bertele entrò nella ditta Wild a Heerbrugg e si occupò di obiettivi fotografici. L'ingegnere russo Dimitri Rebikoff diede avvio all'industria svizzera del flash elettronico, una delle più importanti al mondo nel campo della fotografia professionale di studio con i marchi Broncolor a Allschwil ed Elinchrom a Renens (VD). I tedeschi Rudolf Steineck e Paul Nagel svilupparono nel 1956 il Tessina, un micro apparecchio apprezzato dai servizi segreti, prodotto a Grenchen.
Negli anni 1920 la Ciba fabbricò a Basilea lastre sensibili alla luce e prodotti chimici per la fotografia, per poi interessarsi ai procedimenti dello sviluppo a colori. Nel 1960 l'azienda rilevò l'impresa Tellko (Friburgo, 1935), attiva dal 1950 nella produzione di film, carte e prodotti chimici Telcolor. Il procedimento negativo-positivo che impiegava fu messo a punto grazie alla collaborazione di uno degli ideatori dell'Agfacolor, Wilhelm Schneider, che si era stabilito in Svizzera dopo il 1945. La fusione della Ciba con la Tellko, alle quali si unirono anche la Ilford e la Lumière, portò in seguito alla creazione del procedimento Cibachrome (oggi Ilfochrome).
Negli anni 1960 la Kodak rivoluzionò nuovamente il campo della fotografia amatoriale introducendo l'apparecchio Instamatic, dotato di un caricatore per pellicole che eliminava i rischi legati a una manipolazione errata e garantiva al fruitore l'ottenimento di tutte le copie delle immagini, per quanto di qualità scadente. La diffusione dell'apparecchio portò a una vendita di massa dei film a colori e contribuì a far sparire i fotografi di quartiere a vantaggio dello sviluppo dei laboratori industriali che smerciavano grandi quantità di carta fotografica a colori. Questo fiorente mercato risvegliò l'attenzione delle catene di supermercati, che avviarono una guerra dei prezzi alla quale sopravvissero solo i negozi specializzati più competenti.
Nel 1948 le riflessioni del fotografo sciaffusano Carl Koch diedero origine a un concetto innovativo di apparecchio di grande formato (negativi da 9 x 12 cm fino a 20 x 25 cm) destinato ai professionisti, la camera modulare a banco ottico Sinar. L'impresa Sinar era all'inizio del XXI secolo il principale importatore mondiale di questo tipo di attrezzatura fotografica. Molto attiva nel settore dell'immagine numerica, è stata la prima a utilizzare il sensore digitale da 20 milioni di pixel fabbricato dalla Kodak.
Nei primi decenni del XXI secolo in Svizzera non si registrano solo ampi consumi nel settore della fotografia, ma anche la presenza di un'industria fotografica dinamica, costituita da piccole e medie imprese altamente specializzate, attive in mercati molto specifici dove i loro prodotti sono particolarmente apprezzati. Lo sviluppo tecnico della fotografia è presentato nel Musée suisse de l'appareil photographique, fondato a Vevey nel 1971.


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