EXPERIENCE

SPECCHIO DELLE MIE BRAME

A cura di Guido Bartoli

… chi è il più bello del reame?
La risposta è ovvia.
Spoiler: non io di sicuro…

Siamo in un palazzo patrizio con una parete e dei quadri stupendi e un grande mobile con una specchiera intarsiata al centro; oppure di fronte a una vetrata che riflette il paesaggio urbano.
Ci mettiamo al centro perfetto dell’inquadratura, come prescrivono le regole della fotografia di architettura per una ripresa frontale, senza linee prospettiche.
Piccolo problema: ci vediamo perfettamente e in primo piano nella superficie a specchio, come in un autoscatto.
Come si risolve?

LA PRIMA SOLUZIONE E’ QUELLA FARLOCCA
Possiamo scattare lo stesso, immortalandoci con la fotocamera all’interno del riflesso.
Beh non è proprio quello che volevamo, che fare?
Ma è ovvio! Oh grande oracolo che tutto sai, dall’alto della tua Intelligenza farloccA ricostruisci il paesaggio al posto del sottoscritto, del cavalletto, della fotocamera, del telefono e di tutto quello che non c’entra.
Si, è quello che fanno tutti ormai. Ma è anche quello che richiede servirsi di un algoritmo per ricostruire in modo arbitrario ciò che nella fotografia non è presente, creando un piccolo falso. Piccolo e limitato, ma pur sempre un falso: quello che compare non è quello che c’era veramente nel riflesso al momento dello scatto ma quello che un robot software ha calcolato come statisticamente più probabile ci fosse.

LA SECONDA SOLUZIONE VA GIA’ MEGLIO
Ci portiamo di lato allo specchio o alla vetrata, quel tanto che basta per essere fuori dal campo specchiato. A questo punto abbiamo due possibilità.
1 - La prima è quella di ruotare la macchina, accontentandoci di avere linee prospettiche che trasformano lo specchio o la vetrina in un rombo.
Poi in postproduzione utilizzeremo i comandi di correzione per ottenere nuovamente un profilo quadrato o rettangolare dello specchio, la parete, la vetrina, i quadri e così via.
Il software deve riempire i buchi lasciati dai pixel che devono diventare di più nel lato “corto” del rombo per farlo diventare un quadrato, oppure di meno se li toglie a quello “lungo”.
2 - In alternativa possiamo rimanere di lato ma con la macchina non inclinata. Così non abbiamo linee prospettiche e non dobbiamo agire in postproduzione: siamo frontali e un quadrato rimane un quadrato. Tuttavia per inquadrare tutta la parete: o ci spostiamo più indietro (e non sempre è possibile), oppure cambiamo obiettivo e usiamo un grandangolare.
Dobbiamo tagliare la parte in più dell’inquadratura, in postproduzione o in stampa, riducendo l’area del fotogramma utilizzabile a causa del taglio.

In tutti questi casi precedenti stiamo dando per scontato di non vedere l’elefante nella stanza: abbiamo bisogno del digitale.
Dobbiamo infatti usare l’IA, oppure il software di postproduzione, oppure tagliare l’inquadratura.
Se scattiamo con la pellicola dobbiamo fare una scansione.
Nella seconda soluzione del punto 2 dobbiamo in ogni caso tagliare in stampa. Ci risparmiamo la scansione ma riduciamo di molto l’area della pellicola utilizzabile e utilizzata; quindi la quantità di informazione e la risoluzione.

IL BANCO! IL BANCO!
Solo lui, il più bello del reame, ci può cavare d’impiccio.
Ci spostiamo di lato in modo da essere appena fuori dal riflesso dello specchio e agiamo sul decentramento del dorso per inquadrare solo lo specchio o la vetrina intera.
La forma degli oggetti non viene alterata da linee prospettiche, l’inquadratura è quella essenziale a riprodurre tutto il soggetto e nulla in più, lo specchio non riflette noi al suo interno.
E’ la soluzione più elegante, quella che sfrutta al meglio le leggi dell’ottica, che da’ il meglio sia con la pellicola sia con il sensore digitale. Non spreca area utile, ne di alogenuri ne di pixel.
Si può applicare anche con le fotocamere di medio e piccolo formato, oltre che, naturalmente, con le folding. Con le medio o piccolo formato serve però un decentrabile, ottica in genere pesante e costosa, ma che mette a disposizione qualcosa del Banco: il decentramento e, in alcuni casi, un minimo di basculaggio.
La differenza è che è meno elegante della soluzione di usare il Banco: decentrando l’ottica modifichiamo il punto di ripresa, decentrando il dorso del Banco no.
Ecco quindi una nuova regola per l’uso del Banco:
DECENTRANDO IL DORSO ALL’INTERNO DEL CERCHIO DI IMMAGINE DELL’OBIETTIVO, SE NE SELEZIONA LA PARTE CORRISPONDENTE AL FORMATO DELLA PELLICOLA / SENSORE UTILIZZATO.

DOVE STA IL TRUCCO
Ovviamente nelle leggi dell’ottica non c’è trucco e non c’è inganno. Funzionano sempre allo stesso modo.
Perchè allora non possiamo applicare una slitta e decentrare il nostro obiettivo normale, 50mm per il 135 e 80mm per il 120?
Perchè tutti gli obiettivi per il piccolo e medio formato, di qualsiasi focale, sono progettati con un cerchio di copertura appena appena sufficiente per coprire il formato del fotogramma e non di più. Di contro, alla piastra del banco ottico possiamo applicare quello che vogliamo e, normalmente, si usano obiettivi con cerchio di immagine, diciamo “abbondante”.
Ma questo è un altro articolo… stay tuned.

E buona luce a tutti per tutto il 2025 e anche oltre.

Le puntate precedenti sono a questi link:
PERCHE’ IL BANCO OTTICO E’ MEGLIO DELLO SMARTPHONE
http://felixspace.eu/experience_dett.asp?id=12
IL CENTRO DEL MONDO
http://felixspace.eu/experience_dett.asp?id=16
A FUOCO! AFUOCO!
http://felixspace.eu/experience_dett.asp?id=22
LA RIVOLUZIONE DEL CAPITANO
http://felixspace.eu/experience_dett.asp?id=24